storia ristorante oro di napoli

da OstiaIN-Magazine (Sett.2005)

Il successo che questo locale ha conquistato sul litorale romano lo si avverte innanzi tutto dalla fila che ogni sera attende di trovare posto in sala o tra i piacevoli tavoli all’aperto.

E chi ancora non lo conosce si rende subito conto di essere capitato in un vero tempio locale della cucina partenopea e non solo per la pizza. Innumerevoli ormai sono diventati i clienti abituali che regolarmente vi si danno appuntamento, anche perché andare a cena a L’Oro di Napoli, significa essere ospiti di una coppia straordinaria, Francesco, un maestro pizzaiolo con trent’anni d’esperienza, e Loredana, una donna trascinante e solare, capaci di condurvi in un seducente tour gastronomico tutto napoletano. La pizza prima di tutto, che qui è come deve essere, non semplicemente “alta”, ma morbida, leggera, profumata come solo nelle migliori pizzerie di una volta. La scelta è ampia ma sensata, legata alla tradizione(vede la piazza fritta ripiena), a ingredienti genuini(come l’ottima mozzarella di bufala), e capace di specialità davvero squisite, come la pizza che da il nome al locale, con il cornicione ripieno di ricotta. Ma per chi volesse avventurarsi in un viaggio nella capitale del sud senza muoversi dalla sedia basta ordinare uno dei tanti piatti serviti come ristorante, che da soli costituiscono una vera sorpresa, a partire dagli scialiatielli(una tipica pasta acqua e farina) con ceci e calamari o dall’eccezionale pasta e fagioli, anche con le cozza, fino ai paccheri zucca e vongole veraci. La domenica a pranzo è invece riservata alla preparazione del Ragù(che deve “pippiare” cinque o sei ora come diceva Eduardo) o alla splendida Genovese, che a differenza del nome è uno dei sughi più specificatamente napoletani. Il tutto innaffiato da una buona bottiglia di Solopaca, o di Falanghina, rigorosamente DOC, mentre magari in sottofondo passa uno degli innumerevoli capolavori di Pino Daniele, canzoni che in certi momenti danno un tocco in più alla vita, e senz’altro anche ad una cena. Ciliegina sulla torta, che delizia il palato e ti concilia con il mondo intero, è il caffe tipico napoletano, qui presente anche nelle golossisme versioni alla nocciola e al cioccolato.
da Ostia IN – Magazine (Aprile 2006)

E pensare che adesso potevano starsene a Perugia, lasciandoci orfani di quell’atmosfera unica per calore e simpatia che si respira all’Oro di Napoli: “Mi avevano proposto un locale in pieno centro storico, proprio su Corso Vannucci), ricorda Francesco, “ma io quel giorno di fine settembre ero in bermuda e quando mi resi conto del freddo che faceva da quelle parti capii che non era cosa. E poi era troppo lontano dal mare”. Fu così che approdarono ad Ostia, anche grazie alla sorella di Loredana, da anni stimato medico di viale del Lido. Da quel momento tutto cominciò ad andare per il verso giusto, come per destino. A cominciare dal posto, quel ristorantino di via Rutilio Namaziano che cedeva l’attività ad un prezzo onesto proprio in quel momento, passando per la ricerca del personale, fino all’inaugurazione, organizzata alla bene ‘e meglio con l’aiuto di qualche amico e rivelatasi un fulmineo successo di gente. Tanto che oggi, ad ogni sua ricorrenza, Davide, il primo cliente ad entrare quella sera (ormai diventato come tanti altri un vero amico), non può mai permettersi di pagare, avendo acquisito la patente di talismano vivente. E dire che la vita di Francesco non era stata delle più facili fino a quel momento. Figlio d’arte, nel senso che la sua numerosa famiglia era proprietaria della pizzeria La Fornacella “ la cosa più famosa di Portici dopo S.Ciro”, aveva cominciato a lavorare sin da piccolissimo tra montagne di supplì e cassette di pelati. Un’infanzia e una giovinezza passati a fare la pizza ( e che pizza!), sempre dietro le quinte, a discapito anche dello studio. Essendo l’ultimo, poi, non aveva grandi margini d’autonomia rispetto agli altri fratelli. Così, dopo la scomparsa della sorella Caterina, cui era molto legato, decide di lasciare tutto e di tentare una nuova vita. “Se non avessi avuto al mio fianco una donna come mia moglie non ce l’avrei fatta”, confessa Franco. “Loredana ha sempre creduto in me, anche quando davvero non sapevo cosa fare e stavamo fermi con due figli piccoli. Grazie alla sua allegria, al suo essere sempre solare ho trovato la forza di cambiare completamente”. Il coraggio, specie se accompagnato alla simpatia, viene sempre premiato. E’ stato così che ai nostri, in brevissimo tempo, non solo si è naturalmente radunata gran parte della numerosa comunità partenopea che risiede sul lido, ma si è addirittura creata una specie di nuova famiglia acquisita, estesa fino alla scuola dei loro due figli, dove oggi sono inseriti benissimo. Insomma, come dire, dall’oro di Napoli (la pizza) al tesoro di Ostia (gli amici). Per accorgersene basta passare una serata da loro e vedere quante persone passano qui a cenare, a divertirsi o anche solo a salutare. Qualcuno poi, a volte personaggi molto noti, dal politico all’attore, al campione olimpico ( che di recente si è fissato di voler insegnare a Franco degli esercizi per gli addominali), si presenta a tarda ora, quasi a fine servizio, apposta per mangiare qualcosa in loro compagnia. In questa folla, tra i tanti complimenti ricevuti, Loredana ricorda con particolare piacere la volta di una ragazza che, afflitta da una forte depressione che le impediva di uscire, il giorno di San Valentino chiese al fidanzato di portarla da Francesco e Loredana, perché “per me l’Oro di Napoli è meglio della terapia”. Che altro dire, in mezzo a questo mare di dimostrazioni di affetto, la coppia che oramai può sentirsi adottata dalla nostra città, non può che sentirsi felice e, sentitamente, ringraziare. Tutti. Anche quel qualcuno probabilmente da lassù ogni tanto getta uno sguardo.